martedì 21 giugno 2011

Discorso di Giuliano Pisapia al primo Consiglio Comunale - 20 giugno 2011

Signor Presidente, Signori Consiglieri,

Il recente risultato elettorale e l’esito dei referendum dimostrano che i milanesi hanno deciso di aprire, nella loro città, una nuova stagione politica.

È un cambiamento che coincide con un sentimento di grande, entusiasmante impegno e con una rinnovata volontà di partecipazione alla vita pubblica.

Milano vuole ritrovarsi di nuovo unita intorno a un obiettivo comune.

Milano vuole trasformare il sogno in realtà.

Milano vuole tornare ad essere la capitale morale ed economica del nostro Paese.

E vuole farlo mettendo in gioco se stessa.

e di trasformare la volontà di contribuire a questo cambiamento in uno strumento di crescita collettiva. Il nostro compito è quello di cogliere e indirizzare questo

Questa prima seduta del Consiglio comunale può essere già l’inizio di un nuovo percorso, che restituisca a quest’ assemblea il compito di parlamento della città;

il Consiglio Comunale deve essere, ne sono convinto, un luogo aperto, partecipato dai cittadini, un’istituzione da rispettare;

la sede e il modello di un confronto civile, il cuore di un nuovo corso amministrativo, politico, sociale, culturale per Milano.

, garante della nostra Costituzione e sostenitore di un rapporto sempre più stretto tra Istituzioni e cittadini. Prima di intervenire sulle linee programmatiche che intendo realizzare nel corso del mandato, voglio ringraziare, a nome di Milano, il Presidente della Repubblica,

, per la sua capacità di destare l’attenzione della città e dei suoi amministratori sui temi dell’accoglienza e della solidarietà; per il suo monito morale e civile e per il suo impegno a favore dei più deboli.Un grazie all’Arcivescovo di Milano, il

Mi congratulo con il nuovo Presidente del Consiglio Comunale, Basilio Rizzo, che per la sua lunga esperienza e per il rigore con cui ha svolto per anni il ruolo di consigliere comunale rappresenta per tutti, ne sono profondamente convinto, una garanzia di corretto e trasparente svolgimento dei lavori di questa Assemblea.

Una grande responsabilità

Sento di avere una grande responsabilità.

A Milano è avvenuto qualcosa di inedito sulla scena politica: si è aperta una nuova stagione che ha riportato al centro un’Italia che sembrava offuscata, nascosta.

Quest’Italia – questa Milano – chiede a gran voce innanzitutto di essere protagonista della scelte della città e, quindi, di partecipare attivamente alla vita collettiva;

e chiede, a chi è stato eletto, coraggio nell’immaginare, e nel costruire, un futuro migliore per tutti;

il che significa anche saper rinunciare a quei piccoli privilegi che hanno contribuito a creare un fossato tra i cittadini e i loro rappresentanti.

Per esempio non vi saranno nel nostro comune, “auto blu”. Abbiamo delle piccole Punto bianche in condivisione… e ne faremo uso con la dovuta sobrietà.

Si tratta, certo, di piccole cose che però possono essere indicative di un rapporto paritario tra cittadini e chi li rappresenta.

Piccole cose che, però, si conciliano anche con l’avere aspettative alte, col sentirci un po’ demiurghi, col credere che è possibile immaginare una città diversa e realizzarla davvero.

Altri l’hanno fatto. E noi lo faremo.

  1. Detroit, schiacciata dalla crisi dell’ auto, era una città che sembrava finita; è diventata una Mecca per i giovani artisti;

  2. Amburgo ha affrontato la crisi della presenza industriale inventandosi capitale dell’ecologia.

oi dobbiamo riconoscere e affrontare i problemi irrisolti. Da quelli piccoli a quelli grandi. Il destino di Milano è

Il progetto di futuro che vogliamo costruire dipende soprattutto da noi.

L’aria del cambiamento, per dare risultati concreti, non può però restare circoscritta a Milano.

Una città non è una monade, né un castello con i ponti levatoi alzati.

Non sarà possibile nessun cambiamento reale, né la soluzione di problemi globali – l’aria, l’acqua, il traffico… - se non riusciremo a rendere concreto il concetto di una città aperta che sviluppi rapporti costruttivi con la città metropolitana e si apra, nei fatti e non a parole, all’

L’obiettivo è di costruire attrazione di risorse, una migliore convivenza e una maggiore coesione tra quelle parti di umanità dell’intero pianeta che hanno scelto il nostro territorio per lavorare e per vivere.

Il nostro successo è stato costruito oltre che dal nostro lavoro, da quello di tantissime persone che hanno scelto di unirsi a noi, dimostrando che siamo in tanti a volere una città nuova:

1) nuova fuori e quindi più bella, più verde, più pulita, più efficiente;

2) nuova dentro: più solidale, più accogliente, più generosa, più attenta, più giusta, più trasparente.

Milano ci ha fatto un dono

Milano ci ha insegnato qualcosa.

Milano ha insegnato a tutto il Paese che la buona politica è un valore che dà prestigio all’immagine di una città e, nello stesso tempo, consente di offrire risposte efficaci ai bisogni delle persone.

Moralità, rispetto dell’altro, correttezza nei comportamenti: i cittadini hanno detto chiaramente che vogliono che la politica riscopra una dimensione etica.

Vogliono che i loro rappresentanti riconoscano la virtù, cioè il merito, le competenze, le capacità, l’onestà, l’integrità e la generosità verso la città.

Vogliono che l’istituzione cittadina sia il primo modello di equità e che, col suo esempio, promuova quel senso civico che è una delle migliori tradizioni di Milano.

Sarò il Sindaco di tutti

I cittadini ci hanno affidato un compito difficile: fornire una risposta credibile alla loro domanda di cambiamento.

Da parte mia ci metterò il massimo di impegno.

Lavorerò guardando al futuro, ma anche cercando negli esempi del passato una guida e, permettetemi di dirlo, il coraggio di superare le difficoltà che non mancheranno.

Milano è stata la culla di un riformismo municipale che ha offerto esempi luminosi di sapienza e lungimiranza amministrativa.

Quegli esempi illumineranno il mio cammino.

Una legislatura costituente

Penso a questa legislatura come a una legislatura costituente.

Costituente soprattutto nella ricostruzione di solide relazioni con la città, che avevano fatto grande Milano, e che si sono come sfilacciate con il tempo.

Occorre rafforzarle per ridare vigore alla città in tutti i campi in cui ha sempre primeggiato: l’economia, il lavoro, l’impresa, le professioni, il welfare, la cultura.

Lo faremo grazie al contributo di personalità di primo piano della politica e della società civile.

Lo faremo attraverso una rete di delegati, di consulte, di agenzie presenti e attive sul territorio.

Ma lo faremo soprattutto coinvolgendo coloro che sono stati ai margini della politica.

Daremo voce a tutte le diverse componenti della società milanese.

rilevante i consigli di zona, che saranno vere e proprie municipalità – con poteri reali, risorse sufficienti e una parte di bilancio partecipato – in grado di svolgere un ruolo di mediazione nella partecipazione concreta dei cittadini sui problemi della città e di proporre soluzioni concrete ai problemi delle singole zone. E in questo avranno un ruolo

A proposito di bilancio, non posso esimermi dal dire – e’ il mio un dovere di trasparenza – fin da subito parole chiare:

Un primo esame conferma quanto già i revisori del Comune di Milano avevano rilevato e cioè che, dal controllo sugli equilibri di bilancio, emerge “un andamento assai negativo delle entrate che compromette l’equilibrio di bilancio sia di parte corrente che dei saldi utili ai fini del rispetto del patto di stabilita’”

Sul bilancio del comune, e sull’effettiva situazione rispetto a quella che ci e’ stata comunicata, faccio fin d’ora ogni riserva e darò immediate comunicazioni non appena saranno terminate le doverose verifiche

Un Patto per la Città

Da parte nostra, intendiamo realizzare un Patto per la Città che si traduca in sviluppo economico e aumento della competitività, del benessere, della crescita sociale e culturale.

Vogliamo altresì dare inizio a una Legislatura che promuova uno stile nuovo fatto di educazione civica e di rispetto della dignità di tutti.

Uno stile nuovo nel modo di rapportarci con il Consiglio comunale, con i gruppi consiliari, con i lavoratori e le lavoratrici dell’amministrazione comunale.

L’Amministrazione deve essere un’organizzazione modello, al servizio del bene comune, un esempio di cultura gestionale positiva che contribuisce a promuovere il cambiamento.

Per questo intendiamo valorizzare il capitale umano e professionale dei dipendenti del Comune favorendo le pari opportunità; la conciliazione della famiglia e del lavoro; in modo che essere genitori non escluda l’accesso alla carriera e alle relazioni sindacali o non costringa, come purtroppo accade, a lasciare il posto di lavoro.

Chi lavora in Comune dovrà ritrovare l’orgoglio di dire “io lavoro per il bene della città, di chi ci vive e di chi ci lavora”.

Occorre costruire nuove soluzioni organizzative che valorizzino capacità, passione e competenza.

E’ questo un interesse primario dei cittadini e in particolare di quelli che più hanno bisogno dei servizi pubblici.

È un interesse del sistema economico poiché migliora l’efficienza della macchina comunale.

È un interesse per chi nel pubblico lavora oggi o vuole farlo domani.

Lavoreremo con impegno:

  1. Per ridare speranza a una Milano che vuole riprendere a crescere e alle famiglie che domandano nuove politiche sociali.

  2. Per dare risposta ai lavoratori e alle lavoratrici che chiedono un’occupazione dignitosa, che consenta di costruire un futuro per loro e per i loro figli. Il che vuol dire anche combattere la precarietà.

  3. Per restituire presente e futuro ai giovani che debbono essere protagonisti della loro vita e della vita della città,

  4. Per garantire alle imprese che vogliono competere un contesto di concorrenza trasparente.

Una Milano in grado di valorizzare la sua grande tradizione di solidarietà e di città aperta e accogliente.

Una città:

1) orgogliosa della sua storia di sviluppo civile e sociale, del suo ruolo di capitale del lavoro, del suo contributo alla democrazia e alla partecipazione.

2) in grado di generare futuro per le nuove generazioni; di dare opportunità, casa e lavoro ai giovani;

na città capitale dei saperi e della cultura, che punta a valorizzare l’istruzione pubblica, la ricerca, la produzione culturale di qualità non solo in centro ma anche nelle periferie.3)

, che devono tornare a essere un fiore all’occhiello di Milano.Vogliamo valorizzare uno dei simboli dello straordinario patrimonio culturale della città: le

Vogliamo una Milano che riconosca e affermi i diritti fondamentali civili e sociali.

Una Milano capitale di un welfare che non lasci ai margini le persone anziane e le persone in difficoltà.

Una città che sappia dare risposte concrete - perché è giusto, non perché è buono - ai temi della disabilità e che renda visibili coloro che oggi sono spesso costretti a restare invisibili.

Una città che promuova l’autonomia personale di chi ogni giorno si misura con ostacoli materiali e barriere architettoniche che dobbiamo rimuovere.

Una città a misura di bambino e, quindi, a misura di tutti. Una Milano che promuova processi di vera cittadinanza e partecipazione attiva.

Una Milano in cui si possa vivere senza venire discriminati per le proprie idee o stili di vita, in cui nessuno si senta solo o straniero.

la loro determinazione al cambiamento. I cittadini hanno espresso anche attraverso i

Costruiremo una città più verde e più vivibile; l’ambiente e la sostenibilità saranno tra le nostre priorità e colmeremo la distanza che, su questi temi, ci separa dai migliori modelli europei.

Affronteremo i grandi temi dell’inquinamento, del traffico, della valorizzazione della Darsena e dei Navigli, come temi dai quali dipendono la qualità della vita e la salute dei cittadini.

Sarà quindi nostro impegno tradurre in atti di governo gli indirizzi espressi dai cittadini durante la consultazione referendaria.

Milano deve riprendere a costruire il proprio futuro, nel rispetto della volontà dei cittadini:

Anche per questo ci impegniamo fin d’ora ad esaminare e a valutare le osservazioni presentate da cittadini e da numerose associazioni al P.G.T (Piano di governo del territorio): non solo per rispetto di quella democrazia partecipativa alla quale crediamo fermamente ma anche perché siamo profondamente convinti che, in quelle osservazioni, vi sia una grande ricchezza per il futuro della città.

Una città in cui non vi siano più abitanti senza casa e case senza abitanti.

Vogliamo una Milano che colga la grande opportunità di Expo 2015 lasciando in eredità ai cittadini più occupazione, più sviluppo, più relazioni internazionali;

che offra soluzioni per combattere la fame, la sete e le malattie e che faccia dell’Expo un’occasione di dialogo tra culture diverse, di diffusione di conoscenze, di apertura al mondo e di progetti di cooperazione internazionale che possano contribuire a contrastare la povertà nell’ottica di quello che non può rimanere una slogan “nutrire il pianeta.-energie per la vita”.

Sono consapevole che nelle tracce di un programma non si può comprimere un’enciclopedia.

Chi dunque volesse setacciare questo mio intervento per vedere cosa non c’è o cosa è insufficientemente trattato avrebbe gioco facile.

Il tema della sicurezza, ad esempio, è un tema rilevante che non intendiamo sottovalutare.

Ma, su questo tema e su altri che il tempo non mi permette di sviluppare. quello che mi preme sottolineare è

E dunque protocolli seri di sperimentazione per assicurare ai cittadini i risultati senza clamori, senza risse, senza le vesti stracciate del giorno dopo.

Mi auguro - e auguro a tutti – di potere inquadrare questo tema nella registro della normalità e non in quello della patologia dell’emergenza perenne.

Cari Consiglieri,

Qualcuno penserà che un discorso di insediamento serva solo per elencare le buone intenzioni

Ma so che la memoria può diventare un giudice micidiale: proprio per questo una buona intenzione – direi programmatica – la voglio ancora dire.

. , attraverso cui si parla nel modo più istituzionale anche alla città, col Riguarda

”.Sapendo che Seneca ci ammoniva sul fatto che la verità “bisogna dirla

Io considero i miei concittadini in grado di misurarsi anche con problemi gravi, comunque disposti a fare la loro parte, ove informati e coinvolti. Quasi tutta l’Europa funziona con questa etica.

Abbiamo davanti a noi un grande lavoro da compiere, ognuno con la propria storia, con le proprie opinioni, con la propria funzione.

È una sfida entusiasmante. Ci accomuna, ne sono convinto, la volontà di operare bene per Milano.

Le differenze sono una ricchezza che possiamo mettere al servizio della città.

Il mio compito sarà quello di guidare un progetto di cambiamento a cui ciascuno può contribuire nel modo che riterrà più giusto e più opportuno.

Ho fiducia che daremo tutti il meglio di noi stessi.

. Ed è con questo proposito, in qualche modo severo anche con me stesso, che vi auguro e mi auguro di

Grazie.


Tratto dal link ufficiale di Giuliano Pisapia su facebook http://www.facebook.com/notes/giuliano-pisapia-sindaco-x-milano/discorso-di-giuliano-pisapia-al-primo-consiglio-comunale-20-giugno-2011/224638117555132

mercoledì 4 febbraio 2009

Eluana Sacconi, ...

da La Repubblica - 04 febbraio 2009

Il ministro della Salute insiste: "Non mi giro dall'altra parte"
La Russa: "E' un tema che appartiene più alle coscienze"

"Valutiamo l'idoneità della clinica"

Bossi: "Il Parlamento non può decidere sulla vita e sulla morte"


ROMA - Dentro il silenzio. Fuori il clamore che non accenna a placarsi. E' trascorsa in un clima di attesa la prima notte di Eluana Englaro nella casa di accoglienza La Quiete di Udine. La donna, in stato vegetativo da 17 anni, era giunta ieri all'alba nella struttura friulana dove un'equipe sanitaria di volontari è pronta ad applicare il decreto della Corte di Appello di Milano per l'interruzione dell'alimentazione e dell'idratazione.

All'esterno Polizia e Carabinieri sorvegliano con discrezione la struttura, davanti alla quale nel pomeriggio dovrebbe tenersi un sit-in con preghiere dell'associazione Giovanni XXIII per chiedere che Eluana continui a vivere. Nel frattempo Beppino Englaro, il padre della ragazza ha lasciato Udine ed è ripartito per Lecco.

In questa situazione torna a farsi sentire Maurizio Sacconi. Il ministro del Welfare, infatti, fa sapere che il governo "sta valutando l'idononeità della casa di riposo e le modalità del ricovero di Eluana per il suo 'ultimo viaggio'". Non si arrende Sacconi, per lui il caso Englaro non è chiuso: "Abbiamo chiesto alla Regione Friuli informazioni circa il grado di abilitazione di questa casa di riposo perché lo stesso ricovero sembra sia stato realizzato con un fine di accudimento". Ed ancora: "Mio dovere è quello di non girarmi dall'altra parte di fronte a un tema così grande e, nel dubbio, insisto nel prendere la posizione che ho già preso, anche a nome del governo". Anche se in realtà, il premier da questa faccenda si è tenuto ben lontano.

Chi invece si schiera con Sacconi è il sottosegretario Carlo Giovanardi dei Popolari Liberali nel Pdl. Chi invece prende le distanze è il ministro della Difesa Ignazio La Russa: "E' un tema che appartiene più alle coscienze che alla politica, anche se la politica è carente perché c'è un vuoto legislativo da colmare in tempi brevissimi". Ma di legge non vuol sentir parlare il leader leghista Umberto Bossi: "Il Parlamento non può decidere sulla morte e sulla vita delle persone altrimenti tutto diventa scientismo. Io non avrei il coraggio di staccare la spina. Io padre non avrei il coraggio di farlo. Certo tutto dipende dalla fede e dalla speranza che ha un padre. Magari aspetta un miracolo del Signore, oppure che tra un anno esca un farmaco".
Parole, anatemi e pressioni. Tutto l'opposto di quello che chiede il padre di Eluana: il silenzio.

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dal Corriere della sera del 03 febbraio 2009

Il medico-paziente

Lasciate Eluana al suo Destino Non è Eutanasia Questa è Umanità

Per amore di Eluana lasciatela al suo destino

Lasciatela morire. Lasciate Eluana al suo destino. Fermate questo assurdo braccio di ferro che rende spettacolare una morte. L' addio alla vita non è un fatto pubblico: è un dolore privato. Davanti a un caso come questo, ogni parola sbagliata è una violenza inutile. Per Eluana non servono crociate. C' è bisogno di attenzione, sensibilità, umanità. Senza umanità vedo solo barbarie. Io sono contro l' eutanasia. Da medico ho sempre difeso le ragioni della vita; da malato voglio dare coraggio e speranza a chi deve combattere il dolore, la sofferenza. Ma Eluana Englaro è stata trascinata per troppo tempo su un terreno che non è quello del rapporto tra medico e paziente. E' diventata un caso legale, politico, giudiziario. Potessi parlare con Papa Ratzinger gli direi questo: un medico non deve dare la morte; ai malati che vivono lo stesso dramma di Eluana bisogna dare amore e assistenza. Ma un certo accanimento non è amore e assistenza. Ho rispetto per l' angoscia di Beppino Englaro, un padre che va dai giudici perché i medici non sanno dare una risposta. Non tutti, beninteso. Non chi si è impegnato e ha fatto il suo dovere di curare, assistere, consolare. Mi riferisco a quei medici che hanno alzato le braccia perché non hanno saputo o voluto gestire una sconfitta. E adesso assistono quasi impotenti ad un balletto di decisioni prese sopra la loro testa. Il buon medico non deve farsi dettare le regole della cura dal giudice. Deve ascoltare la sua coscienza e prendere in tempo la decisione che evita cure inutili, accanimenti, dolore che si aggiunge al dolore. Nel dramma di Beppino Englaro, il padre di Eluana, vedo una sofferenza che sento mia. Vivo da 13 anni con un ictus e con un dolore che resiste ad ogni terapia. A volte ripenso ai malati di cancro che non sono riuscito a salvare e a chi mi chiedeva: «Dottore, si può fare qualcosa?». A volte si può solo pregare. Io non sono un credente: nel mio Istituto dei tumori ho visto troppe sofferenze che non ritenevo un segno divino, mi sembravano un' ingiustizia. Adesso mi capita spesso di pensare a Dio. Sento che prima o poi dovrò fare i conti con lui. Mi interrogo come il medico di Bergman ne «il Posto delle Fragole»: ho ricevuto premi, onorificenze, lauree ad honorem per le mie ricerche sui tumori. Ma forse dovevo fare di più. Per Eluana molto è stato fatto, purtroppo inutilmente. Oggi penso che sia arrivato il momento di affidarsi a Dio e di lasciarla andare via con amore e dolcezza, con una carezza e un pò di umanità. Gianni Bonadonna fmichel@istitutotumori.mi.it

Bonadonna Gianni

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(3 febbraio 2009) - Corriere della Sera

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Io mi domando, rifletto, penso a tutte quelle persone che si apprestano a commentare, raccontare, utilizzare, informare, ricamare sul caso di Eluana. Io, da essere umano e non da politico, cattolico o parroco, non da chi deve celarsi dietro la sua figura professionale, mi chiedo dov'é finita l'umanita, la voglia di difendere la vita intesa come dignitá di vivere. Perché ancora siamo a parlare di eutanasia o assassinio, arricchendo anchorman che producono spettacoli sul dolore, spettacolizzano l'agonia di una persona, mentre non ci muoviamo invece per terminare una guerra che ha la sola utilita di guadagni economici per chi la scatena e per chi ricostruisce il vuoto lasciato.
Perché non siamo capaci di passarci la mano sulla nostra coscienza, e pensare che se io avessi mio figlio, su un letto, da 17 anni in uno stato vegetativo, sarei distrutto dall'impotenza legislativa di permettergli la libertá da ogni sofferenza, la libertá di sganciarsi da un'esistenza che non é vita ma é solo un vincolo religioso e moralistico di dire che nessuno puó uccidere un essere umano.
Provate a giudicare e a dirlo a chi guida una guerra per il petrolio, se si ferma a pensare quando si appresta a fare i conti su quanti guadagni porterá e non di quanti bambini o persone priverá della possibilitá di avere una vita dignitosa e vera. In quel caso dov'é la Giustizia.
Perché si deve impedire ad un dottore di decidere che, dopo test o visite, non c'é nulla da fare e quindi puó porre termine alle sofferenze di una persona, visto che la sua professione lo porta a salvare una vita e non ad imprigionarla in una scatola vuota con un bel fiocco.
Se fossi un padre in quelle condizioni, a costo di andare in galera per omicidio, toglierei io la spina, ma senza ulteriore dolore o sofferenza.
Mi sono venuti i brividi quando ho sentito che la soluzione trovata dalla giustizia in uno Stato apparentemente libero, é quella di applicare il decreto della Corte di Appello di Milano per l'interruzione dell'alimentazione e dell'idratazione.
Le coscienze sono appagate che qualcosa é stato fatto e dopo qualche dibattito o confronto, tutto tornerá come prima, il vuoto perso nel silenzio.
Forse é proprio vero che stanno meglio i cani, con loro almeno si puó ricorrere ad una puntura indolore, nessun schieramento di polizia e carabinieri, nessun corteo o preghiere di continuare ad infliggere un vivere senz'anima. Si, in questo é meglio una vita da cani.
Io ammiro il padre di Eluana, con tutto quello che ha passato e stá passando, le crisi personali sulla decisione di porre fine alla vita di sua figlia per amore e rispetto della sua vita, ha avanzato un'unica richiesta rivolta a tutte quelle persone che d'umano hanno poco e per uno scoop sono li a tormentarlo di dubbi e domande, ha chiesto per Eluana:"il silenzio"

mercoledì 5 novembre 2008

05 Novembre 2008 - Sorge l'alba in America

E' successo, il paese che si é sempre contraddistinto per una logica patriottica arcana di territorialitá ed economia fittizia a credito, si affaccia all'alba del 05 Novembre 2008 con una nuova veste, una nuova carica.
Quel sogno Americano che fino ad oggi é sempre stato associato unicamente al cinema oggi lo si associa ad un volto, ad un uomo e non ad una bandiera.
Un'America dove la paura del diverso e del cambiamento hanno sempre avuto la meglio in politica, nelle scelte, nell'idea che non si possono cambiare le regole del gioco.
Una Nazione che ai piú disattenti é sempre apparsa come la terra promessa, patria di sogni e speranze, chiusa fra trincee e saloon.
Un modello che nel suo essere adornato di effetti speciali e desideri di gloria, ha nel tempo dimenticato la base dell'esistenza umana, celando i problemi sotto una coltre di mangnificenza.
Oggi sono contento nel vedere un passo avanti, il desiderio di cambiare una confezione che al suo interno ha contenuto sempre l'ossessionata ansia di predominio e timore, che non ha mai prodotto effetti positivi nel mondo, una logica palleggiata tra prepotenza e arroganza per fregiarsi di gloria e potere.
Con Obama nasce la speranza di un nuovo modo di pensare, di dialogare, l'icona di un paese a traino mondiale che finalmente inizia a confrontarsi al suo interno. Un contrasto tra identitá non piú locali ma mondiali, un'integrazione tra popoli e religioni, la sinergia tra il dare e l'avere.
Io auguro a tutti gli americani di difendere in maniera serrata questo nuovo impulso di cambiamento, proteggerlo dall'arroganza, dalla povertá d'animo, dalla preopotenza e violenza di chi non vuol cambiare nulla per paura ed ottusita, e si difende come cow boy tra pistole, cappucci bianchi e fiaccole.
Oggi un sorriso varca l'Atlantico!!!

Complimenti Mr President!!!

by Marco Musso


Sole e Luna by Jovanotti:

RADICI e FUTURO
Autore: lorenzo

Che bella mattina per il mondo!
Ci voleva proprio non vi pare anche a voi?
E’ successo in America e ancora una volta ci troviamo a guardare con ammirazione a quel pezzo di mondo dove riescono a spingere la frontiera ancora un pò oltre,hanno il coraggio di farlo,lì dove per molti (per la maggioranza degli elettori) il futuro conta più del passato, è il luogo dove andare,non ce ne sono altri.Mi consola il pensiero che questa mia gioia di stamattina non è solo indotta dal potere dei media,è gioia vera,perchè è una realtà che le cose,tutte le cose, sono collegate sempre di più e quel sentimento di apertura verso il futuro non è legato a un’appartenenza territoriale,ma al sentirsi parte di un epoca di cambiamento grandissimo che supera i confini e guarda oltre le frontiere...






da La Repubblica:

OBAMA PRESIDENTE, L'AMERICA CAMBIA PELLE
"Nulla in questo Paese è impossibile"
Gasparri: "Al Qaeda contenta", e scoppia la polemica

Nella notte feste spontanee sono esplose in ogni angolo d'America. Da Harlem ad Atlanta, dai campus universitari ai quartieri ispanici, decine di migliaia di persone di ogni età, razza e religione sono scese in strada per festeggiare una vittoria epocale. A New York, Times Square si è riempita di gente mentre l'Empire State Building, che era colorato di rosso e blu in spirito bipartisan ha cambiato colore per illuminarsi con il blu democratico.
(5 novembre 2008)

Roma, 08:46

OBAMA: NAPOLITANO,SPERANZA ORDINE MONDIALE PIU'GIUSTO

Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha inviato al sen. Barack Obama, eletto Presidente degli Stati Uniti d'America, il seguente messaggio: "Le giungano le piu' calorose felicitazioni mie personali e del popolo italiano. Siamo profondamente impressionati dalla ineguagliabile prova di forza e di vitalita' che la democrazia americana ci ha dato, grazie a una partecipazione senza precedenti alla campagna elettorale e al voto, e grazie alla larghissima adesione a un programma ricco di idealita' e di impegni di rinnovamento. Per noi italiani che ci sentiamo intimamente legati sul piano storico e politico, culturale e umano, al popolo americano e agli Stati Uniti d'America, questo e' un grande giorno: traiamo dalla sua vittoria e dallo spirito di unita' che l'accompagna nuovi motivi di speranza e di fiducia per la causa della liberta', della pace, di un piu' sicuro e giusto ordine mondiale".

(05 November 2008)


da il Corriere della Sera:

L'America ha scelto: Obama presidente
Barack: «Il cambiamento è arrivato»

«Avete dimostrato che è possibile un governo del popolo e per il popolo. Ricostruire la nazione mattone su mattone»

«IL CAMMINO SARÀ DURO» - «Ora dobbiamo affrontare i peggiori pericoli della nostra storia: la crisi economica, la lotta al terrorismo». Vi chiederò di aiutarmi di ricostruire questa nazione: mattone su mattone. Sarò sempre onesto con voi: vi ascolterò, anche se la penseremo diversamente. Il cammino davanti a noi sarà duro e ci sarà bisogno di stare uniti».

da Il Giorno:

SVOLTA NEGLI USA/ ELETTO IL PRIMO PRESIDENTE AFROAMERICANO

Il mondo applaude il trionfo di Obama
Una notte storica per gli Stati Uniti
Barack: "E' arrivata l'ora del cambiamento"

giovedì 30 ottobre 2008

29 10 08 - la manifestazione viene offesa dall'inciviltá e dal desiderio di destabilizzazione

29 ottobre 2008:

da la Repubblica:

Caschi, passamontagna e bastoni. E quando passa Cossiga un anziano docente urla: "Contento ora?"
Un camion carico di spranghe e in piazza Navona è stato il caos
La rabbia di una prof: quelli picchiavano e gli agenti zitti di CURZIO MALTESE

dal Corriere della Sera:

VELTRONI: «aggressione di una parte politica sull'altra». pd: governo riferisca

Roma, in piazza Navona si fronteggiano studenti di destra e sinistra: due arresti

Lancio di bottiglie e sedie, la polizia forma un cordone tra i gruppi: quattro feriti e quattro persone denunciate

da l'Unitá :

Scuola, violenti scontri a Roma Epifani: governo soffia sul fuoco

Veltroni: «È aggressione politica»

di Massimo Franchi

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Ora parlo io... un ragazzo come altri.
Mi chiedo come si possa permettere una strumentalizzazione tale. Mi chiedo come non ci sia il desiderio e la voglia di democrazia. Come gli interessi economici e politici superino la civiltá e il rispetto del prossimo.
Come nel corso del G8, abbiamo assistito ad organizzazioni, ordini e spostamenti troppo strani. Io sono del parere che le Forze dell'Ordine ci debbano essere, ma non per essere strumentalizzate, ma per difendere la nostra civilta, l'ordine come dice la parola, il rispetto della Costituzione.
Perché anche ieri, un numero limitato di facinorosi, mandati apposta a destabilizzare e spostare l'attenzione dei media dall'intensita della protesta educata, intelligente, dove anche docenti hanno preso in mano la protesta con geniali lezioni in piazza, sono potuti entrare in piazza, armati di bastoni, cinghie e caschi? Perché la polizia non li ha fermati subito ma ha aspettato che si riprendessero 3 minuti per poter dire che i manifestanti sono violenti e chi manifesta sbaglia? Perché i piú deboli, quando si muovono nel giusto, rispettando le regole e le leggi, devono essere penalizzati??? Perché in Italia si deve sempre dimostrare che il piú forte é quello capace di infrangere le leggi con la violenza e la furbizia? Finché esisteranno politici, ministri, e cariche preposte a porsi come esempio e guida di un Paese, pronti a dimostrare che l'unico strumento in loro possesso é l'uso della forza, dell'arroganza, degli sproloqui per portare avanti le proprie idee, non ci potremo mai definire un paese democratico.
Il dialogo e l'apertura civile al confronto é sintomo di democrazia, l'uso della forza con fini politici o giornalistici é sintomo di dittatura.
Nella mia posizione mi posso solo porre tanti quesiti, dubbi e rabbie che si mischiano insieme tutte le volte che si sentono queste notizie.
La forza vera, quella degna di elogi, é la capacitá sia a destra che a sinistra, di fronte alle difficoltá, di dimostrare che un'idea é forte, giusta, con esempi dialoghi e proposte.
Chi pensa di imporre con l'arroganza e la violenza le proprie idee senza scendere al dialogo, o é malato, o é presuntuoso o usa il pugno duro al posto della testa.
Per quel che mi riguarda, se posso permettermi, é un grande chi dimostra che il suo piú grande atto di forza é rappresentato dal dialogo, dal confronto civile, dall'umiltá d'azione e da una buona dose di intelligenza.

di Marco Musso

martedì 28 ottobre 2008

This is the start - Questo é l'inizio

Benvenuti a tutti,
sono lieto di ospitarvi su questo sito. Voglio essere un ottimo padrone di casa, e nell'accogliervi come lettori vi chiedo di essere sempre attivi. Di non prendere mai per oro colato quel che si legge o si scrive, ma aggiungere sempre quel pizzico di valore in piú dato dal vostro giudizio e pensiero. C'é chi si alimenta e si arricchisce sull'assopimento e sulla pigrizia che contraddistingue l'essere umano. Col progresso, l'uomo ha cercato e stá cercando di semplificare la vita. Ma la troppa "comoditá" porta all'atrofizzazione, sia fisica che cerebrale.
Per questo bisogna rimanere sempre vigili.

Spinoza diceva che "chi detiene il potere ha sempre bisogno che la gente sia affetta da tristezza..."

Come inizio, trovo che si debba mettere subito una cosa in chiaro:

Art. 1.

L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.

La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.

Art. 2.

La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.

Art. 3.

Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

Art. 4.

La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.

Art. 6.

La Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche.

Art. 8.

Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge.

Le confessioni religiose diverse dalla cattolica hanno diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, in quanto non contrastino con l'ordinamento giuridico italiano.

Art. 9.

La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica.

Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.

Art. 10.

Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l'effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d'asilo nel territorio della Repubblica secondo le condizioni stabilite dalla legge.

Art. 21.

Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.

La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.