mercoledì 4 febbraio 2009

Eluana Sacconi, ...

da La Repubblica - 04 febbraio 2009

Il ministro della Salute insiste: "Non mi giro dall'altra parte"
La Russa: "E' un tema che appartiene più alle coscienze"

"Valutiamo l'idoneità della clinica"

Bossi: "Il Parlamento non può decidere sulla vita e sulla morte"


ROMA - Dentro il silenzio. Fuori il clamore che non accenna a placarsi. E' trascorsa in un clima di attesa la prima notte di Eluana Englaro nella casa di accoglienza La Quiete di Udine. La donna, in stato vegetativo da 17 anni, era giunta ieri all'alba nella struttura friulana dove un'equipe sanitaria di volontari è pronta ad applicare il decreto della Corte di Appello di Milano per l'interruzione dell'alimentazione e dell'idratazione.

All'esterno Polizia e Carabinieri sorvegliano con discrezione la struttura, davanti alla quale nel pomeriggio dovrebbe tenersi un sit-in con preghiere dell'associazione Giovanni XXIII per chiedere che Eluana continui a vivere. Nel frattempo Beppino Englaro, il padre della ragazza ha lasciato Udine ed è ripartito per Lecco.

In questa situazione torna a farsi sentire Maurizio Sacconi. Il ministro del Welfare, infatti, fa sapere che il governo "sta valutando l'idononeità della casa di riposo e le modalità del ricovero di Eluana per il suo 'ultimo viaggio'". Non si arrende Sacconi, per lui il caso Englaro non è chiuso: "Abbiamo chiesto alla Regione Friuli informazioni circa il grado di abilitazione di questa casa di riposo perché lo stesso ricovero sembra sia stato realizzato con un fine di accudimento". Ed ancora: "Mio dovere è quello di non girarmi dall'altra parte di fronte a un tema così grande e, nel dubbio, insisto nel prendere la posizione che ho già preso, anche a nome del governo". Anche se in realtà, il premier da questa faccenda si è tenuto ben lontano.

Chi invece si schiera con Sacconi è il sottosegretario Carlo Giovanardi dei Popolari Liberali nel Pdl. Chi invece prende le distanze è il ministro della Difesa Ignazio La Russa: "E' un tema che appartiene più alle coscienze che alla politica, anche se la politica è carente perché c'è un vuoto legislativo da colmare in tempi brevissimi". Ma di legge non vuol sentir parlare il leader leghista Umberto Bossi: "Il Parlamento non può decidere sulla morte e sulla vita delle persone altrimenti tutto diventa scientismo. Io non avrei il coraggio di staccare la spina. Io padre non avrei il coraggio di farlo. Certo tutto dipende dalla fede e dalla speranza che ha un padre. Magari aspetta un miracolo del Signore, oppure che tra un anno esca un farmaco".
Parole, anatemi e pressioni. Tutto l'opposto di quello che chiede il padre di Eluana: il silenzio.

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dal Corriere della sera del 03 febbraio 2009

Il medico-paziente

Lasciate Eluana al suo Destino Non è Eutanasia Questa è Umanità

Per amore di Eluana lasciatela al suo destino

Lasciatela morire. Lasciate Eluana al suo destino. Fermate questo assurdo braccio di ferro che rende spettacolare una morte. L' addio alla vita non è un fatto pubblico: è un dolore privato. Davanti a un caso come questo, ogni parola sbagliata è una violenza inutile. Per Eluana non servono crociate. C' è bisogno di attenzione, sensibilità, umanità. Senza umanità vedo solo barbarie. Io sono contro l' eutanasia. Da medico ho sempre difeso le ragioni della vita; da malato voglio dare coraggio e speranza a chi deve combattere il dolore, la sofferenza. Ma Eluana Englaro è stata trascinata per troppo tempo su un terreno che non è quello del rapporto tra medico e paziente. E' diventata un caso legale, politico, giudiziario. Potessi parlare con Papa Ratzinger gli direi questo: un medico non deve dare la morte; ai malati che vivono lo stesso dramma di Eluana bisogna dare amore e assistenza. Ma un certo accanimento non è amore e assistenza. Ho rispetto per l' angoscia di Beppino Englaro, un padre che va dai giudici perché i medici non sanno dare una risposta. Non tutti, beninteso. Non chi si è impegnato e ha fatto il suo dovere di curare, assistere, consolare. Mi riferisco a quei medici che hanno alzato le braccia perché non hanno saputo o voluto gestire una sconfitta. E adesso assistono quasi impotenti ad un balletto di decisioni prese sopra la loro testa. Il buon medico non deve farsi dettare le regole della cura dal giudice. Deve ascoltare la sua coscienza e prendere in tempo la decisione che evita cure inutili, accanimenti, dolore che si aggiunge al dolore. Nel dramma di Beppino Englaro, il padre di Eluana, vedo una sofferenza che sento mia. Vivo da 13 anni con un ictus e con un dolore che resiste ad ogni terapia. A volte ripenso ai malati di cancro che non sono riuscito a salvare e a chi mi chiedeva: «Dottore, si può fare qualcosa?». A volte si può solo pregare. Io non sono un credente: nel mio Istituto dei tumori ho visto troppe sofferenze che non ritenevo un segno divino, mi sembravano un' ingiustizia. Adesso mi capita spesso di pensare a Dio. Sento che prima o poi dovrò fare i conti con lui. Mi interrogo come il medico di Bergman ne «il Posto delle Fragole»: ho ricevuto premi, onorificenze, lauree ad honorem per le mie ricerche sui tumori. Ma forse dovevo fare di più. Per Eluana molto è stato fatto, purtroppo inutilmente. Oggi penso che sia arrivato il momento di affidarsi a Dio e di lasciarla andare via con amore e dolcezza, con una carezza e un pò di umanità. Gianni Bonadonna fmichel@istitutotumori.mi.it

Bonadonna Gianni

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(3 febbraio 2009) - Corriere della Sera

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Io mi domando, rifletto, penso a tutte quelle persone che si apprestano a commentare, raccontare, utilizzare, informare, ricamare sul caso di Eluana. Io, da essere umano e non da politico, cattolico o parroco, non da chi deve celarsi dietro la sua figura professionale, mi chiedo dov'é finita l'umanita, la voglia di difendere la vita intesa come dignitá di vivere. Perché ancora siamo a parlare di eutanasia o assassinio, arricchendo anchorman che producono spettacoli sul dolore, spettacolizzano l'agonia di una persona, mentre non ci muoviamo invece per terminare una guerra che ha la sola utilita di guadagni economici per chi la scatena e per chi ricostruisce il vuoto lasciato.
Perché non siamo capaci di passarci la mano sulla nostra coscienza, e pensare che se io avessi mio figlio, su un letto, da 17 anni in uno stato vegetativo, sarei distrutto dall'impotenza legislativa di permettergli la libertá da ogni sofferenza, la libertá di sganciarsi da un'esistenza che non é vita ma é solo un vincolo religioso e moralistico di dire che nessuno puó uccidere un essere umano.
Provate a giudicare e a dirlo a chi guida una guerra per il petrolio, se si ferma a pensare quando si appresta a fare i conti su quanti guadagni porterá e non di quanti bambini o persone priverá della possibilitá di avere una vita dignitosa e vera. In quel caso dov'é la Giustizia.
Perché si deve impedire ad un dottore di decidere che, dopo test o visite, non c'é nulla da fare e quindi puó porre termine alle sofferenze di una persona, visto che la sua professione lo porta a salvare una vita e non ad imprigionarla in una scatola vuota con un bel fiocco.
Se fossi un padre in quelle condizioni, a costo di andare in galera per omicidio, toglierei io la spina, ma senza ulteriore dolore o sofferenza.
Mi sono venuti i brividi quando ho sentito che la soluzione trovata dalla giustizia in uno Stato apparentemente libero, é quella di applicare il decreto della Corte di Appello di Milano per l'interruzione dell'alimentazione e dell'idratazione.
Le coscienze sono appagate che qualcosa é stato fatto e dopo qualche dibattito o confronto, tutto tornerá come prima, il vuoto perso nel silenzio.
Forse é proprio vero che stanno meglio i cani, con loro almeno si puó ricorrere ad una puntura indolore, nessun schieramento di polizia e carabinieri, nessun corteo o preghiere di continuare ad infliggere un vivere senz'anima. Si, in questo é meglio una vita da cani.
Io ammiro il padre di Eluana, con tutto quello che ha passato e stá passando, le crisi personali sulla decisione di porre fine alla vita di sua figlia per amore e rispetto della sua vita, ha avanzato un'unica richiesta rivolta a tutte quelle persone che d'umano hanno poco e per uno scoop sono li a tormentarlo di dubbi e domande, ha chiesto per Eluana:"il silenzio"