giovedì 30 ottobre 2008

29 10 08 - la manifestazione viene offesa dall'inciviltá e dal desiderio di destabilizzazione

29 ottobre 2008:

da la Repubblica:

Caschi, passamontagna e bastoni. E quando passa Cossiga un anziano docente urla: "Contento ora?"
Un camion carico di spranghe e in piazza Navona è stato il caos
La rabbia di una prof: quelli picchiavano e gli agenti zitti di CURZIO MALTESE

dal Corriere della Sera:

VELTRONI: «aggressione di una parte politica sull'altra». pd: governo riferisca

Roma, in piazza Navona si fronteggiano studenti di destra e sinistra: due arresti

Lancio di bottiglie e sedie, la polizia forma un cordone tra i gruppi: quattro feriti e quattro persone denunciate

da l'Unitá :

Scuola, violenti scontri a Roma Epifani: governo soffia sul fuoco

Veltroni: «È aggressione politica»

di Massimo Franchi

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Ora parlo io... un ragazzo come altri.
Mi chiedo come si possa permettere una strumentalizzazione tale. Mi chiedo come non ci sia il desiderio e la voglia di democrazia. Come gli interessi economici e politici superino la civiltá e il rispetto del prossimo.
Come nel corso del G8, abbiamo assistito ad organizzazioni, ordini e spostamenti troppo strani. Io sono del parere che le Forze dell'Ordine ci debbano essere, ma non per essere strumentalizzate, ma per difendere la nostra civilta, l'ordine come dice la parola, il rispetto della Costituzione.
Perché anche ieri, un numero limitato di facinorosi, mandati apposta a destabilizzare e spostare l'attenzione dei media dall'intensita della protesta educata, intelligente, dove anche docenti hanno preso in mano la protesta con geniali lezioni in piazza, sono potuti entrare in piazza, armati di bastoni, cinghie e caschi? Perché la polizia non li ha fermati subito ma ha aspettato che si riprendessero 3 minuti per poter dire che i manifestanti sono violenti e chi manifesta sbaglia? Perché i piú deboli, quando si muovono nel giusto, rispettando le regole e le leggi, devono essere penalizzati??? Perché in Italia si deve sempre dimostrare che il piú forte é quello capace di infrangere le leggi con la violenza e la furbizia? Finché esisteranno politici, ministri, e cariche preposte a porsi come esempio e guida di un Paese, pronti a dimostrare che l'unico strumento in loro possesso é l'uso della forza, dell'arroganza, degli sproloqui per portare avanti le proprie idee, non ci potremo mai definire un paese democratico.
Il dialogo e l'apertura civile al confronto é sintomo di democrazia, l'uso della forza con fini politici o giornalistici é sintomo di dittatura.
Nella mia posizione mi posso solo porre tanti quesiti, dubbi e rabbie che si mischiano insieme tutte le volte che si sentono queste notizie.
La forza vera, quella degna di elogi, é la capacitá sia a destra che a sinistra, di fronte alle difficoltá, di dimostrare che un'idea é forte, giusta, con esempi dialoghi e proposte.
Chi pensa di imporre con l'arroganza e la violenza le proprie idee senza scendere al dialogo, o é malato, o é presuntuoso o usa il pugno duro al posto della testa.
Per quel che mi riguarda, se posso permettermi, é un grande chi dimostra che il suo piú grande atto di forza é rappresentato dal dialogo, dal confronto civile, dall'umiltá d'azione e da una buona dose di intelligenza.

di Marco Musso

martedì 28 ottobre 2008

This is the start - Questo é l'inizio

Benvenuti a tutti,
sono lieto di ospitarvi su questo sito. Voglio essere un ottimo padrone di casa, e nell'accogliervi come lettori vi chiedo di essere sempre attivi. Di non prendere mai per oro colato quel che si legge o si scrive, ma aggiungere sempre quel pizzico di valore in piú dato dal vostro giudizio e pensiero. C'é chi si alimenta e si arricchisce sull'assopimento e sulla pigrizia che contraddistingue l'essere umano. Col progresso, l'uomo ha cercato e stá cercando di semplificare la vita. Ma la troppa "comoditá" porta all'atrofizzazione, sia fisica che cerebrale.
Per questo bisogna rimanere sempre vigili.

Spinoza diceva che "chi detiene il potere ha sempre bisogno che la gente sia affetta da tristezza..."

Come inizio, trovo che si debba mettere subito una cosa in chiaro:

Art. 1.

L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.

La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.

Art. 2.

La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.

Art. 3.

Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

Art. 4.

La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.

Art. 6.

La Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche.

Art. 8.

Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge.

Le confessioni religiose diverse dalla cattolica hanno diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, in quanto non contrastino con l'ordinamento giuridico italiano.

Art. 9.

La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica.

Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.

Art. 10.

Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l'effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d'asilo nel territorio della Repubblica secondo le condizioni stabilite dalla legge.

Art. 21.

Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.

La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.